Ti presentiamo oggi un altro estratto de “IL MANUALE DELL’IMBALLAGGIO” di Ferraris, l’ing. Arancione di AB IMBALLAGGI TALENTUOSI ARANCIONI che tratta di buste, sacchi e fogli in politene

La saldatura di fondo

La saldatura di fondo è la più robusta. Si parte da un tubolare, e da una barra riscaldata, che salda il fondo del sacco e contemporaneamente lo taglia. La larghezza della saldatura viene predisposta in merito al peso che il sacco dovrà sopportare; da meno di 1 mm fino anche a 5 mm. Al di sotto della saldatura viene lasciato del film (2 o 3 mm) per evitare che anche una piccola parte della saldatura venga asportata dalla lama di taglio. Anche i bordi del sacco risultano molto robusti, perché sono costituiti dal tubolare originario e non hanno saldature.

Questa è la soluzione abitualmente utilizzata per sacchi pesanti (con spessore superiore agli 80 micron); è la migliore dal punto di vista tecnico.

Esistono però delle alternative più convenienti economicamente, adatte per  spessori più bassi e per sacchetti di dimensioni medio/piccole.

Infatti se devo realizzare un sacchetto piccolo con la saldatura di fondo devo estrudere un tubolare di larghezza ridotta, e la produttività dell’estrusore sarà bassa (per esempio 200 o 300 kg all’ora).

La saldatura laterale

Una soluzione molto più conveniente è quella di estrudere un tubolare di grande formato, per esempio 4 metri, e tagliarlo poi a fettine con un impianto che in un colpo solo salda a destra e a sinistra, e divide i sacchetti, che quindi vengono fabbricati in più piste appaiate.

Tecnicamente è possibile sia ripiegare il film, in modo che il fondo non sia saldato, ma provenga dall’estrusione, e saldare solo le due facciate laterali. Va bene per i sacchetti di dimensione media, che mantengono così un fondo di ottima robustezza. Oppure si possono saldare a filo sia i bordi che il fondo, quando il sacchetto è piccolo e il carico è leggero.

Oggi il progresso tecnologico punta su macchine veloci con saldatura a filo, e i problemi di qualità della saldatura sono quasi totalmente superati, sia atrraverso la migliore produzione che attraverso un miglior sistema automatico di controllo qualità.

Se però avete da imbustare oggetti taglienti, o pesanti, o di alto valore, scriveteci a info@abimballaggio.com e troveremo la soluzione più adatta a voi.

I fogli in politene e le bobine pretagliate

L’utilizzo principale dei fogli in politene è la copertura della parte superiore dei pallets avvolti con film estensibile. Ciò per assicurare la protezione del contenuto dall’umidità e soprattutto dalla pioggia. La misura più diffusa ha un formato di cm 160×160. Adatta per ogni tipo di bancale, in spessore 60 my; non elevato per non alzare i costi, ma neanche troppo leggero per evitare che il foglio svolazzi mentre viene messo a coprire il pallet. Questo formato è sempre disponibile nel nostro magazzino, anche per piccoli lotti.

Naturalmente possono essere realizzati formati e spessori personalizzati, per quantità di 2.000/3.000 fogli in politene.

Volendo possiamo fornire anche bobine con il pretaglio (tipo carta igienica); ma quasi tutti i clienti che hanno provato entrambe si sono trovati meglio con i fogli in politene singoli.

La stampa a registro e a tamburo centrale fino a 6 colori

Il politene viene sempre stampato in bobina, poi eventualmente può essere tagliato e saldato per realizzare dei sacchetti. Il procedimento di stampa è di tipo flessografico.

Il colore passa da una vaschetta serbatoio a un clichè in gomma, che lo trasporta sul film da stampare.

E’ una soluzione semplice, veloce ed economica.

Ogni colore ha la sua vaschetta, il suo clichè e il suo gruppo di stampa.

Se i gruppi stampa sono disposti in sequenza, come normalmente avviene nelle macchine economiche destinate alle basse tirature, il politene, che è un materiale flessibile, può parzialmente perdere le tolleranza di allineamento, ad avere la stampa dei diversi colori leggermente sfalsata.

Tecnicamente diciamo che non è possibile garantire una stampa a registro perfetto per piccole tirature.

Se avete da stampare poche centinaia di kg di materiale, vi conviene ristudiare l’immagine da stampare. Eliminate i particolari troppo piccoli o le tolleranze minime fra un colore e l’altro.

Se invece vi servono quantità rilevanti, di almeno 2.000 kg, questo problema può essere risolto con l’utilizzo di una macchina da stampa a tamburo centrale. Il film si appoggia su un grosso tamburo su cui i vari gruppi stampa sono sistemati come satelliti computerizzati. Il film è bloccato contro il tamburo centrale; quindi non si deforma come quando passa liberamente da un gruppo stampa all’altro.

Sono macchine molto costose, sia per la tecnologia complessa dell’impostazione dei gruppi stampa, sia soprattutto per la necessità di garantire un asciugamento quasi istantaneo degli inchiostri, in quanto la distanza fra un gruppo e l’altro è minima.

Si può fare anche una stampa fotografica, in quadricromia; normalmente sono problemi tecnici che affrontano direttamente il grafico del cliente e quello del produttore, con complessità ben maggiori di quelle affrontate in questo articolo di uso generale.

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